Reperire notizie sul cal. 14 (mm. 17.4) è impresa quasi ardua; ragione per la quale, ci scherzavo sopra.
A memoria molto annacquata, posso dire che esso fu giustiziato nel passaggio dalla polvere nera ai propellenti infumi. Sicchè, morì giovane per mano dei contigui, fortemente condizionanti 12 e 16; pare che in Italia sia sopravvissuto sino alla grande guerra. A riprova, i componenti necessari al caricamento delle sue cartucce, sono praticamente rari.

Coi miei omaggi al monobasico errante. Errante dal nord Africa al Polo nord, errante perché dà per scontato che chi scrive non abbia mai visto un convergente parallelo di quel calibro. Ebbene, un attempato amico passato a miglior vita, ne mostrò un ferraccio col quale abbatteva le ultime lepri autoctone. Ebbene, anni fa avevo acquistato una graziosa liegese a nome Lepage (da non confondere colle Le Page francesi), ovviamente a cagnoline esterne, bei seni e snelle canne calzanti damasco, dotata d’attraente bascula tonda ed astina dalle dimensioni lillipuziane. I rudimentali e precari meccanismi di scatto, però, mi convinsero a rescindere l’accordo. Eppoi, il somaro venditore me l’aveva spacciata per cal. 12. Accludo foto di bossoli Fiocchi ‘Rosso cane’ con relativa scatola e Leon Beaux ‘Rosso fuoco’, scatole di cartoncini Ravizza “Erre”, di dischetti per chiusura marcati “S. Corte - Genova – 1”: rosica molto male chi rosica per ultimo e va in fumo...(Con.fucio)! Mai vendere la pelle dell'oorso... Tiè!


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Però, tutto ciò dimorerebbe meglio fra le munizioni d'epoca.