Domenica 23 Dic. ho potuto riscontrare alla fine della battuta di caccia al cinghiale effettuata in Calabria il danno che si può arrecare alla selvaggina nell'impiego di munizioni non appropriate, ed oltretutto vietate.
A seguito dell'abbattimento di due ottimi esemplari maschi di oltre 100 Kg. l'uno, ormai al buio si è predisposta la scuoiatura.
Il primo, una volta scuoiato ed aperto ci si è accorti che aveva il fegato con un bubbone biancastro in centro e si è subito pensato ad una malattia tumorale. Visionando bene la carcassa dall'esterno ho notato che aveva tre cicatrici ormai richiuse da tempo che riconducevano ai fori di altrettanti pallettoni, sicuramente attinti nella scorsa stagione venatoria. Dopo aver deciso di eliminare la parte anteriore che mostrava i segni dell'infezione in atto che aveva putrefatto anche i polmoni abbiamo lasciato appeso ai ganci solo i cosciotti che sembravano di buon colore. Siamo passati al sezionamento del secondo cinghiale quando giunto il nostro capo squadra ha 'ordinato' di buttare completamente tutto il cinghiale non essendo sicuri che l'infezione potesse aver contaminato tutto il sangue e la carne dell'animale.
E' stata una brutta esperienza che mi ha reso chiaro il danno che una munizione non idonea può provocare ad un animale come il cinghiale che nella sua forte corporatura ha potuto, benchè gravemente ferito, con fegato e polmoni forati dai pallettoni sopravvivere per un anno in quelle condizioni 'senza antibiotici'...