chiamatemi Glisenti

savoiacarcano
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chiamatemi Glisenti

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Recentemente sono venuto in possesso di una bella pistola semiautomatica MBT modello 1910 calibro 9x19 Glisenti, impropriamente chiamata appunto "la Glisenti" che mi dà l'oppurtunità di parlare della ricarica di questa anziana cartuccia tanto discussa dagli appassionati del settore. Innanzitutto un pochino di storia e poi due foto del pezzo:
L'arma deriva da un brevetto dell'ufficiale di artiglieria del Regio Esercito Abiel Bethel Revelli (progettista anche l'omonima mitragliatrice realizzata dalla FIAT) in calibro 7,65 mm Glisenti, una cartuccia simile al 7,65 × 21 mm Parabellum ma con bossolo di forma leggermente diversa e carica di poco inferiore. Il brevetto fu acquistato nel 1905 dalla Società Siderurgica Glisenti di Villa Carcina, in Val Trompia ed una prima versione, chiamata Pistola automatica Glisenti venne acquistata per gli ufficiali del Regio Esercito. L'arma è conosciuta informalmente anche come Glisenti Mod. 1906.
Successivamente il 7,65 venne ritenuto inadatto all'uso militare e, quando venne indetta dal governo italiano una gara per dotare le forze armate, per la prima volta, di una pistola semiautomatica, tra le specifiche venne imposto il calibro 9 mm. Ciò indusse la MBT (Meccanica Bresciana già Tempini), che aveva rilevato la sezione armi della Glisenti, a partecipare modificando la Mod. 1906 per il nuovo calibro. Ovviamente la struttura della pistola ed in particolare il sistema di chiusura a blocchetto rotante, nati per un calibro inferiore, mal sopportavano le pressioni generate dalla cartuccia da 9 mm Parabellum. Per evitare di riprogettare l'arma, la soluzione della MBT fu quella di depotenziare la cartuccia a parità di dimensioni di bossolo e proiettile, creando di fatto una nuova munizione ad hoc, la 9 × 19 mm Glisenti. Le forze armate, forse più interessate al peso del proiettile che alla gittata utile scelsero proprio quest'arma, che così risultò vincitrice su altri marchi di notevolissima caratura, quali Luger, Mannlicher e Colt. Fu adottata con la denominazione ufficiale di Pistola automatica modello 1910, anche se sarà conosciuta come Glisenti Mod. 1910, nonostante fosse prodotta dalla MBT.
20100120_072828_3678_1_PRD_IMG_BIG_Glisenti_1910__8081.jpg
20100120_072828_3678_1_PRD_IMG_BIG_Glisenti_1910__8081.jpg (14.49 KiB) Visto 4819 volte
Glisenti_1910_smontata.jpg
Le foto non sono quelle della mia in quanto la devo ancora fotografare ma comunque a breve le inserirò. Quelle che ho inserito bastano a dare l'idea di questa pistola oramai ultracenteneria molto discussa così come la sua cartuccia in quanto giudicate troppo complicata la prima e fiacca la seconda. Iniziamo a parlare della pistola, poi passeremo ad esaminare la sua cartuccia e la sua ricarica: molti esperti del settore hanno definito questa pistola un vero e proprio fallimento per quanto riguarda un'arma militare in quanto estremamente delicata sotto il profilo meccanico e quindi poco resistente ad un uso in condizioni operative severe. Io ho avuto la possibilità di esaminarla accuratamente e devo dire che è un gioiello, fabbricata con materiali di prim'ordine, la brunitura è fatta a tampone, tutte le superfici sono tirate in maniera eccellente e le parti interne sono lasciate in bianco e finite a bastoncino. Alcune parti, quali il grilletto, l'otturatore ed altri pezzi sono nichelati per non parlare del caricatore che è un pezzo magnifico. Dimenticavo, tutte le parti sono aggiustate a mano e matricolate. Insomma un'arma splendida, leggera, elegante ma, in effetti, non adatta all'uso militare e vi spiegherò il perchè prossimamente cercando di inserire delle foto per meglio descrivere quelle che sono delle pecche in un'arma militare.
Una buona serata. Alex
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Bruno Biscuso
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Re: chiamatemi Glisenti

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Bene Alex,
condivido la tua disamina sulla qualità, in effetti non mi ero mai posto il quesito della finitura ad un livello così alto per un arma militare.
I caricatori cromati per quell'epoca erano veramente una finezza.
Grazie per le informazioni che ci metti a disposizione.
Cordialità
Bruno
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savoiacarcano
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Re: chiamatemi Glisenti

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Bruno Biscuso ha scritto:Bene Alex,
condivido la tua disamina sulla qualità, in effetti non mi ero mai posto il quesito della finitura ad un livello così alto per un arma militare.
I caricatori cromati per quell'epoca erano veramente una finezza.
Grazie per le informazioni che ci metti a disposizione.
Buonasera Signor Bruno, in effetti era un arma estremamenente curata anche nei piccoli dettagli, diciamo unica nel panorama delle armi militari italiane. Comunque era stata adottata per essere usata dagli ufficiali superiori del Regio esercito, che in prima linea non ci andavano, e non da semplici soldati semi analfabeti ai quali invece venivano assegnate armi più rozze ma anche più robuste e funzionali. Fin quì problemi non ce ne sono stati, ovvero fintanto che quester pistole rimanevano al sicuro in fondine o casetti, ma poi con l'otto settembre 1943 vi fu una grande dispersione di armi che finirono ai più diversi utilizzatori, più o meno partigiani, e quì iniziarono i veri problemi in quanto l'utilizzo inadeguato di munizionamento più potente ed un uso operativo più rude portarono a galla i limiti di un'arma così delicata. Una buona serata. Alessandro
savoiacarcano
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Re: chiamatemi Glisenti

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Riprendo il discorso sulla Glisenti 1910 per illustrare quelle che sono state definite le "pecche" di questa elegante pistola che, come vedremo, influenzano e non poco la ricarica della sua bella cartuccia. Inizio inserendo alcune foto della mia che, putroppo, è stata brunita ma, almeno, abbastanza bene tanto da renderla presentabile:
100_3770.JPG
100_3771.JPG
100_3772.JPG
Già osservando la pistola smontata nelle sue parti principali è possibile osservare la delicatezza del meccanisco ed in particolare quello della struttura dove il fusto non è un pezzo unico ma è costituito da due parti che assemblate fungono da supporto per il carrello. Ciò se da un lato semplifica le operazioni di pulizia e smontaggio dall'altra invece indebolisce la struttura
100_3782.JPG
100_3784.JPG
Ma dove le cose si fanno complicate è nel congegno di otturazione. Ho provato a smontarlo senza prima essermi adeguatamente informato, fidandomi della mia esperienza ma mi sono amaramente pentito, vediamo il perchè:

questo è il chiavistello (chiamiamolo così) che funge da fermo per l'otturatore, è fin quì nessun problema
100_3788.JPG
Estratto il chiavistello è possibile sfilare il blocco di otturazione. Nella foto si vede la sicura a farfalla che consente il bloccaggio del percussore quando armato ed inoltre consente lo smontaggio ed estrazione del medesimo. Le alette della medesima sono sottilissime e ritengo sia sufficiente un urto un pochino forte per spezzarle
100_3787.JPG
Ma per poter svitare la sicura a farfalla estraendola con il percussore è necessario svitare un piccolissimo piolino, ovvero il dente di scatto, che pare rompersi da un momento all'altro; inoltre per svitarlo è necessario utilizzare una piccola chiavetta che originariamente era contenuta nell'impugnatura della pistola e che nella mia non c'è. Senza questa chiavetta lo smontaggio diventa una tortura anche perchè non si svita in senso antiorario ma bensì in quello orario, tanto per complicare le cose
100_3785.JPG
100_3786.JPG
Una volta svitato il dente di scatto, facendo bene attenzione a non perderlo perchè altrimenti la pistola non spara più, è possibile svitare la sicura estraendo il tutto. Per kil rimontaggio si inverte la procedura, lunga e difficoltosa.
Un bellissimo meccanismo che però in un uso operativo ha mostrato tutti i suoi limiti e che ha anche imposto l'uso di una cartuccia dimensinalmente identica al 9 luger (già allora la più moderna cartuccia per arma corta militare) ma con un caricamento sottodimensionato per non stressare l'arma.
Spero di essere stato abbastanza esaustivo nella descrizione della meccanica della pistola e delle sue problematiche come arma militare. Prossimamente parlerò della sua cartuccia e della ricarica in base alle m ie esperienze. Una buona serata. Alessandro
iwottopq
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Re: chiamatemi Glisenti

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Ciao a tutti.
Non si finisce mai di imparare...
E di dire Grazie...
Ciao
Nino
savoiacarcano
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Re: chiamatemi Glisenti

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Oggi ho provato a fuoco la Glisenti e mi sono accorto che il percussore non perquoteva l'innesco in quanto lo avevo avvitato troppo nella fase di rimontaggio. Allora adesso devo nuovamente smontare il tutto ed aggiustare la lunghezza del medesimo. Il tutto ad ulteriore dimostrazione della complessità del meccanismo.
Dimenticavo........avrete notato che le guancette della mia sono in legno, infatti l'arma inizialmente veniva corredata di due splendide guancette in bachelite che avevano l'attitudine a rompersi molto facilmente, quindi venivano sostituite da quelle in noce.
Una buona serata. Alex
savoiacarcano
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Re: chiamatemi Glisenti

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Buonasera a tutti, prima di scrivere della ricarica della cartuccia della Glisenti ritengo doveroso parlare ancora della pistola ed in particolare della sua debolezza. Come ho già scritto l'arma è veramente fatta bene, elegante e leggera ed al tempo della sua adozione era senza alcun dubbio moderna e funzionale, almeno fintanto che rimaneva nelle fondine di impettiti ufficiali superiori e veniva utilizzata con la sua cartuccia. I problemi seri sono arrivati dopo l'8 settembre 1943 quando i più diversi utilizzatori hanno impiegato diversi tipi di 9 x 19 senza conoscerne le diverse caratteristiche - leggi in primis 9 modello 38 - che ha determinato il danneggiamento di numerose pistole. Si dice addirittura che qualcuno abbia ricevuto in faccia l'otturatore a seguito della rottura del chiavistello di chiusura........
Personalmente, a titolo di curiosità, ho disassemblato alcune cartucce dell'epoca fortunosamente rinvenute per vedere le differenze con la 9 glisenti, ed ecco cosa è emerso:
- 9 glisenti fabbricato nel 1917, palla troncoconica del peso 125,5 grani. La polvere non l'ho pesata poichè la cartuccia era stata inertizzata, comunque dicono i testi che conteneva grani 3,5 circa di polvere che spingeva la palla ad una velocità di circa 295 m/s con un'energia pari a circa 35 kgm;
- 9 mod. 38, quello del MAB, assemblata nel 1944 dalla SMI, palla round nose con punta piuttosto pronunciata con incamiciatura in lamiera di acciaio del peso di grani 114. Polvere lamellare del peso di grani 6,5, che non è poco;
- 9x 19 fabricato dalla WRA, credo del periodo bellico (arrivata a noi come aiuti paracadutati ai partigiani dagli Alleati). Palla round nose incamiciata in rame e del peso di grani 114, carica di lancio pari a grani 5,8 di polvere granulosa;
- 9x19 tedesco del 1944, palla round nose camiciata in lamiera di acciaio e laccata color nero, del peso di grani 100, carica di lancio pari a grani 6 di una polvere granulosa.
E' di tutta evidenza che sparare un m.38 nella Glisenti (cosa accaduta in numerosissimi casi) significa farsi veramente del male............ :(
Vediamo qualche foto: da destra verso sinistra, la 9 Glisenti, 9 M38, il 9 tedesco ed il 9 americano
l'arma con le cartucce citate
l'arma con le cartucce citate
la cartuccia della glisenti disassemblata. Visibile la borra che teneva in sito la carica di lancio per migliorare la regolarità di combustione
la cartuccia della glisenti disassemblata. Visibile la borra che teneva in sito la carica di lancio per migliorare la regolarità di combustione
Per procedere alla ricarica della nostra 9 mm io ho utilizzato i seguenti componenti:
- dies del 9x21, che vanno benissimo, basta regolarli con la lunghezza giusta;
- bossoli militari che mi son procurato con facilità ma vanno benissimo quelli del 9x21 trimmati alla lunghezza prevista;
- palla in lega con un solco di ingrassaggio, troncoconica, del peso di grani 124;
- innesco small pistol della Winchester.
La cartuccia, per la sua bassa intensità, da il meglio con propellenti vivaci specificatamente destinati alla ricarica di armi semiautomatiche ma bisognerà tener conto che non si deve superare la potenza di 33 - 35 kgm (che rimane quella di sicurezza) altrimenti sorgerebbero problemi con possibili danni anche al tiratore.
Le dosi: personalmente non ritengo opportuno fornire pubblicamente le dosi della ricarica ma poichè posseggo dei bei articoli scritti da esperti della materia sono a disposizione di chi desideri avere più notizie, in privato.
Mi auguro che queste quattro righe - scritte di getto e senza la pretesa di esaurire l'argomento - abbiano destato l'interesse di quanti magari conoscevano poco o nulla la Storia di una interessante pistola edella sua cartuccia e magari gli sia venuta voglia di acquistarne un esemplare da usare di tanto in tanto al poligono. Una buona serata. Alessandro
expressboy
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Re: chiamatemi Glisenti

Messaggio da leggere da expressboy »

Complimenti, è un piacere leggerti !! davvero complimenti per la disamina della Glisenti e per la chiarezza con la quale illustri pregi e difetti .


b
Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo tutto quel chiasso ei non degnò d'un guardo
e a brucare serio e lento seguitò
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peter
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Re: chiamatemi Glisenti

Messaggio da leggere da peter »

Condivido pienamente quanto riportato da Expressboy, complimenti Alex.
Non farci mancare altre analisi tecniche, dimostri di essere una risorsa importante in questo Club.
Credo che con 3,2-3,5 gns di N320 si possa ricaricare rispettando le velocità originarie.
Saluti.
P.
iwottopq
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Re: chiamatemi Glisenti

Messaggio da leggere da iwottopq »

Ciao a tutti.
Ciao Savoia.
In effetti avrei tutto per comunciare a caricare il 9 Glisenti ma...mi manca la Glisenti!!!
O meglio...ho la guancetta sinistra...per gli altri pezzi mi sto attrezzando... :roll:
Comunque la tua disanima è notevole.
Grazie
Ciao
Nino
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