Se c’è un piatto che possa esprimere tutta la leccesità gastronomica, questo è certamente il “Galletto leccese al sugo”, specialità che per tradizione si prepara per la festività dei santi Giusto, Oronzo e Fortunato (25, 26 e 27 agosto), patroni della città di Lecce, e che si coniuga con i celebri “maritati” (orecchiette e maccheroncini di semola di grano duro conditi di cremoso cacioricotta) altrimenti chiamati "ricchitelle e minchiarieddhi".
Ingredienti per sei persone:
- un bel pollo adulto di razza leccese del peso di 3 chili circa;
- un litro di salsa verace di pomodori “San Marzano”;
- mezzo chilo di pomodorini di Morciano di Leuca;
- una grossa cipolla di varietà “Rossa di Acquaviva”;
- una carota di varietà “Zapponeta” o meglio ancora della rarissima “Pastinaca Viola di Tiggiano”;
- un bicchiere di vino rosato del Salento “Altura” delle Cantine Lucio Leuci di Guagnano;
- una folta cima di basilico;
- olio extravergine d’oliva “Terra d’Otranto DOP” dell’Azienda “Montevergine di Otranto";
- sale marino grosso q.b.
Preparazione:
Spennate, eviscerate e fiammeggiate il gallo per eliminarne la peluria. Tagliatelo a pezzi e rosolatelo in olio extravergine (non più di due dita) insieme alla cipolla e alla carota intere dentro una pentola bassa e rettangolare di ceramica di Grottaglie o di Cutrofiano. Tiratelo con il vino rosato (badate che sia di asciutte uve “negroamaro” e non di quelle profumatissime “malvasia” che snaturerebbero la ricetta) fino a che le carni non si siano un po' ristrette nella fragrante salsa di cottura. A questo punto portate il fuoco al minimo e aggiungete tutti i pomodorini che avrete accuratamente pelato e privato dei semi dopo averli scottati per non più di 30 secondi in acqua bollente. Seguite attentamente la cottura fino a che l’acqua sprigionatasi dai pomodorini non si sia considerevolmente ridotta. Solo a questo punto aggiungete la salsa di pomodoro che amalgamerete con la polpa dei pomodorini. Adagiate quindi un bel rametto di basilico che contenga sia le foglie larghe e carnose che la spiga apicale fiorita. Condite con poco sale grosso e finite di cuocere – aggiungendo all’occorrenza poca acqua bollente per evitare che il sugo si faccia troppo denso – dopo aver constatato se le carni si stacchino facilmente dalle ossa: la regola culinaria di questo piatto, infatti, impone che il gallo diffonda tutto il suo sapore nel sugo restando tenerissimo. Io personalmente consiglio di privare il galletto della sua pelle: un galletto di razza leccese non è un volgare pollo d'allevamento industriale, e la sua pelle è coriacea come quella di un volatile che viva allo stato brado. Con la salsa condite maccheroni e orecchiette di semola di grano duro fatti in casa; il galletto, invece, servitelo come secondo piatto.