mario pinna ha scritto:Caro maestro buona sera, mi dispiace ma la mia collezione è più ricca e molte altre devono ancora arrivare, solo che speravo in qualche commento o indicazione storica anche da parte dei lettori.
A dire il vero, non ho mai sentito parlare di quella Balistite Ercole prodotta in provincia di Brindisi, mi piacerebbe sapere di più.
Poi volevo arricchire questo spazio con oggetti, alcuni molto strani, usati nel passato e che conservo gelosamente, anche vari tipi di bossoli, inneschi e proiettili, tutte cose che chi ha questa passione ama almeno vedere e non si può capire la sensazione che si prova a farli rivivere.
Cordiali saluti m.p.
mario pinna ha scritto:Buongiorno Bruno, la mia intenzione è quella di creare una raccolta con immagini di confezioni e polveri del passato, in ordine di produzione, inneschi, borre, bossoli ed oggetti scomparsi da tempo, con breve descrizione e cenni storici nel limite delle mie conoscenze. Non deve apparire come una esibizione ma semplicemente voglia di condividere con tanti ciò che altri hanno condiviso con me, per la nostalgia dei più anziani e la curiosità dei giovani. Se ho interpretato male chiedo scusa anticipatamente.
Cordiali saluti m.p.
mario pinna ha scritto:Durante la manutenzione ordinaria e periodica delle mie armi, inizio a ripercorrere i momenti belli passati con loro ma.... non sempre è stato così. Oggi era il turno della mia vecchia giustapposta marca P. Ruschetta calibro 16, ormai in grado di sparare solo cartucce leggere appositamente confezionate. Quando armo i cani provo una sensazione indescrivibile nel sentire quello scatto pulito della stanghetta che aggancia la noce ed è proprio di loro che voglio parlarvi. Ricordo una tiepida mattina di fine settembre, forse primi di ottobre, un po ventilata e abbastanza umida da permettere alla mia Leda, il bracco tedesco che mi avevano regalato, di rastrellare ogni palmo di terreno alla ricerca della pernice sarda. Ero incantato ad osservarla e interpretare i movimenti di quella diecina di centimetri di coda che le avevano lasciato, sempre in movimento alternato a fermi improvvisi come se volesse dire:"Attento, ci siamo". Improvvisamente, un fracasso causato da abbaiare di cani e urla umane, cattura la mia attenzione e voltatomi verso una casetta di campagna, abbastanza lontana, notai la sagoma di una persona agitatissima che gesticolando gridava parole in mia direzione che per la distanza e per l'arietta che soffiava sulle orecchie non riuscii a capire, ma era evidente che la mia presenza non era gradita. Finsi di ignorarlo e continuai a camminare nella direzione opposta alla sua ma non servì a nulla, anzi, lo vidi venire verso di me con due grossi cani al guinzaglio più inferociti di lui. Avrei voluto scappare via ma quella cosa chiamata orgoglio che a volte cambia il percorso della nostra vita, mi inchiodò li dov'ero e levai le numero sette per sostituirle con sfere molto più grosse. L'uomo, nel frattempo era arrivato fermandosi a circa cinquanta metri e gridò con rabbia: "Vattene, perché i miei cani vi sbranano". Senza pensarci due volte, alzai la mia doppietta e indicando la parte che vedete in immagine, risposi: "Non lasciarli perché i miei "cani" potrebbero ammazzare i tuoi."
Per un momento ci guardammo fissi negli occhi senza nemmeno una parola poi "grazie a Dio" tornò sui suoi passi e fra bestemmie e parolacce capii qualcosa che non potevo non condividere, era stanco di subire danni ai muretti ed alle recinzioni da parte di persone che purtroppo si reputano cacciatori ed ignaro del rispetto ed educazione che nutro verso il prossimo, mi vedeva come uno dei tanti associandomi alla causa dei suoi problemi. Nel frattempo avevo scaricato l'arma e messa in spalla mi avviai verso un cancelletto che era poco più avanti. Ricordo, aveva una cordicella che lo teneva chiuso, lo aprii, uscii e rimisi tutto com'era, poi prima di voltare le spalle, sentendomi osservato, alzai gli occhi verso quella casa lontana e vidi quell'uomo salutarmi. Anche io risposi alzando il braccio e andai via. Credo che anche lui abbia capito che gli uomini non siamo tutti uguali nemmeno quando vestiamo alla stessa maniera.
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