Ettore Sabbadini ha scritto:è vero, ma non solo estetica, col mio "perchè" volevo semplicemente conoscervi o conoscerci oltre la considerazione tecnica ed estetica di un'arma o di una scelta che ovvio è personale e spesso dettata da esigenze specifiche. Il dibattito si è spostato su un percorso molto più "umanistico" che tecnico, ed è questo che apprezzo. Ciao Ettore
Avvocatocb ha scritto:Da eretico di professione e da laico cacciatore mi permetto di intervenire. Preliminarmente chiedo venia per la mia pochezza in campo armiero ma so che mi perdonerete.
Mi attirerò le critiche di qualcuno e mi scuso in anticipo ma voglio difendere il fucile semiautomatico non dal punto di vista pratico ma poetico. Non sto bestemmiando e speriamo che la mia retorica forense mi aiuti a spiegare il concetto.
L'automatico rappresenta lo stile e l'ingegno delle maestranze armiere italiane che con grande razionalità ed un pizzico di fantasia hanno insegnato al mondo alcuni "concetti" di arma semi.automatica. Quando brandeggio il mio a 302 ritengo che la sua poesia nasca dall'intelletto di sapienti compatrioti che hanno deciso di creare un oggetto indistruttibile. La forza di quei cervelli è stata quella di scommettere sull'immortalità e si può dire che forse ci sono arrivati vicino... Quando guardo pezzo per pezzo il vecchio catenaccio mi accorgo della grandezza italica e della tenacia dei suoi lavoratori. Nulla è lasciato al caso. Tutto ha una logica e tutto segue un percorso chiaro. La poesia di una doppietta potrei paragonarla a quella di Giosuè Carducci mentre la poetica "futirista" mi sembra calzi a pennello con l'arma automatica.
Ovviamente cari amici la tradizione non ha paragoni ed il basculante possiede in se gli aromi di un mondo rurale quasi scomparso tuttavia l'automatico possiede in se i crismi della modernità non trascurando quel piccolo mondo antico di cui tutti noi siamo devoti.
Non insultatemi
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